Dagli anni ’30 definì un suo inconfondibile stile votato ad un cromatismo tenue e vibrante e a ritmi geometrici armonici, costruiti secondo un preciso “ritmo di tre”; stile che non avrà timore di cedere alle contaminazioni delle città in cui visse e lavorò, dalla natia Venezia, a Ferrara, a Bologna, fino a Rovereto.
Nel 1944 lo studio ferrarese in Viale Belvedere, nei pressi della stazione, fu distrutto da un bombardamento, e ciò rende tuttora impossibile comprendere la piena portata del suo lavoro.
Significativa fu la produzione di acqueforti, capaci di restituire con maestria paesaggi industriali e urbani attraverso un procedimento di semplificazione strutturale.
Per tutta la vita legato da profondo affetto al Futurismo ne adottò il principio di Arte totale, dedicandosi alla scultura, alla scenotecnica, all’illustrazione per quotidiani e al design.
Barbara Korompay, nipote dell'artista, ne raccoglie l'eredità e per non rischiare di vedere dispersa la memoria dell’opera del Maestro, a gennaio 2022 si fa promotrice della costituzione in Rovereto del Comitato Tecnico Scientifico per la tutela artistica e giuridica dell’Opera di Giovanni Korompay.
Presidente del comitato è Barbara Korompay, erede dell’Artista e titolare del diritto d’autore, affiancata da Franco Tagliapietra, docente di storia dell’arte contemporanea nelle Accademie di Venezia e Brera, da Maurizio Scudiero, storico del futurismo italiano, da Alex Casagrande, giovane studioso di Korompay e autore di due tesi di laurea sull’Artista; da Marco Citroni, Giampiero Lami e dall’Avvocato Marco Franco.