lunedì 29 aprile 2019

Opere di Alfredo Serri in mostra alla Galleria Open Art di Prato

Dal 4 maggio al 15 giugno 2019, la Galleria Open Art di Prato ospita la mostra di Alfredo Serri, un maestro colto e discreto nella Firenze del dopoguerra. 

Cinque anni dopo l’antologica dedicata ad Alfredo Serri (1898-1972) presso le prestigiose sale espositive dello Spazio Mostre dell’ Ente Cassa di Risparmio di Firenze, la Galleria Open Art dedica un nuovo omaggio a questo interessante interprete dell’arte toscana del Novecento, un artista colto e sensibile, ma poco portato alle pubbliche relazioni. L’esposizione raccoglie una trentina di opere su tela realizzate tra gli anni Quaranta e Cinquanta. 

Prima di dedicarsi alla pittura, Serri fu musicista: era infatti un professore di chitarra, violino e pianoforte. Tra l’altro, come violinista, fece parte dell’Orchestra del Teatro della Pergola di Firenze. Tuttavia, rinunciò ad un posto sicuro e già acquisito in ambito musicale per dedicarsi interamente alla pittura. Una scelta scaturita dall’incontro con Pietro Annigoni (1910-1988), con il quale si era sviluppata una sincera amicizia, sebbene Serri avesse undici anni più di lui. Serri frequentò assiduamente lo studio di Annigoni in Piazza Santa Croce e condivise con lui le sue prime avventure artistiche, studiando la natura con una specifica inclinazione verso la pittura seicentesca italiana e fiamminga, ovviamente attento a tutte le emozioni visive che la sua città, Firenze, poteva offrirgli. 

Insieme al maestro e mentore, a Gregorio Sciltian, ai fratelli Antonio e Xavier Bueno, a Giovanni Acci e a Carlo Guarienti, Serri prese parte al movimento de "I Pittori Moderni della Realtà" che, fra il 1947 e il 1949, con eventi espositivi e tramite la rivista "Arte" pubblicata a Firenze, si pose in aperto contrasto con le varie correnti astrattiste e informali sorte in quegli anni. Il gruppo sosteneva una tipo di pittura che aspirava ad un equilibrio dialettico fra l’arte figurativa consolidata nel tempo storico e le novità linguistiche affiorate nel Novecento. 

Successivamente, mentre gli altri amici del movimento presero strade diverse, Serri, come Annigoni, rimase sempre coerente con l’indirizzo originario. Ma, al contrario del Maestro, che non mancò spesso di prendere posizione esplicita e polemica contro i suoi detrattori e le tendenze imperanti della critica corrente, Serri proseguì la sua ricerca nel silenzio, nell’isolamento, in una sorta di purezza intellettuale e morale. Un atteggiamento, questo, che sicuramente lo penalizzò dal punto di vista della visibilità e di una più ampia e diffusa notorietà, anche se ebbe, per la qualità della sua pittura, un proprio pubblico di collezionisti, specie di ambito statunitense. 

Per quel che concerne i contenuti, Serri ebbe predilezione per due generi a lui congeniali quali il Trompe-l’oeil e la Natura morta, con composizioni di libri, frutti, oggetti vari e citazioni colte di opere d’arte. Nelle sue splendide nature morte non di rado emerge, in pochi millimetri di superficie pittorica, fra fiaschi e frutti, il suo autoritratto risolto con una tecnica stupefacente. Spesso, compaiono anche strumenti e spartiti musicali, chiara testimonianza della sua prima formazione e attività professionale. Serri realizzò indubbiamente opere di una perfezione assoluta, nelle quali tutto appare come una sorta d’inno elevato alla bellezza, alla poesia, agli accordi segreti e armonici che uniscono l’uomo e l’artista all’universo, e fanno di lui un messaggero di splendori mai effimeri. 

Sue opere sono oggi esposte in numerose raccolte italiane e straniere, pubbliche e private, tra cui la Galleria d’Arte Moderna e la Fondazione Roberto Longhi di Firenze, i Musei Civici di Milano, la Fondazione Guelpa di Ivrea e la Collezione Rockefeller di New York. 

L’inaugurazione si terrà sabato 4 maggio alle ore 17.00. La Galleria Open Art (Viale della Repubblica 24, Prato) è aperta al pubblico da lunedì a venerdì con orario 15.00-19.30, sabato ore 10.00-12.30 e 15.00-19.30, chiuso domenica e festivi. Ingresso libero. Per informazioni: t. +39 0574 538003,  galleria@openart.it.



giovedì 25 aprile 2019

Ritmo Bodoni

L' Istituto Garuzzo per le Arti Visive inaugura venerdì 26 aprile, all'interno degli spazi della sua Collezione permanente ospitata nella Castiglia di Saluzzo, Ritmo Bodoni a cura di Claudia Borrelli e Mario Francesco Simeone. La mostra di arte contemporanea si inserisce all'interno della manifestazione Start/Storia e Arte a Saluzzo che, per l'edizione 2019, avrà per tema il "carattere".

Ricordando la figura di Giambattista Bodoni, nato a Saluzzo nel 1740 e considerato un Michelangelo della tipografia, acclamato dai sovrani di tutta Europa e inventore, nel 1788, del carattere che ancora oggi porta il suo nome, la collettiva offre un punto di vista sul panorama dell'arte emergente.

In esposizione, una selezione di opere accomunate dal tema del ritmo, raccontato attraverso linguaggi eterogenei, dal video alla scultura, dal collage alla fotografia. Ed è proprio il ritmo l'elemento caratterizzante dello stile che rende unico il typeface Bodoni, la cui condizione esclusiva, oltre che di novità rispetto ai caratteri precedentemente usati, risiede nella successione particolarmente accentuata tra linee di diverso spessore.

Così, i testi compitati in Bodoni possono assumere la forma di una sorta di spartito, una grafia musicale e cadenzata che, dal XVIII secolo, è arrivata a noi, mantenendo intatto il suo indiscutibile fascino. Allo stesso modo, le opere, esprimendo ognuna il codice della ricerca individuale di un artista, istituiranno un dialogo serrato, scandendo l'alternanza visiva della mostra.

"Il giusto tributo a Bodoni, al suo genio e al suo estro", commenta Rosalba Garuzzo Presidente dell'Istituto e continua: "Siamo felici di prendere attivamente parte alla manifestazione Start, un'iniziativa che nel mese di maggio rende Saluzzo un museo a cielo aperto. Ritmo Bodoni è un omaggio ad un grande personaggio che ha avuto i suoi natali in questa Città. Un progetto che consolida il legame decennale tra l'Istituto e Saluzzo".


Artisti in esposizione: Afterall (Silvia Esposito, Napoli, 1975, Enzo Esposito, Napoli, 1977), Emanuela Ascari (Sassuolo, 1977), Claudio Beorchia (Vercelli, 1979), Fabrizio Cotognini (Macerata, 1983), Pamela Diamante (Bari, 1985), Giulio Delvè (Napoli, 1984), Flaviano Esposito (Benevento, 1989), Antonella Raio (Napoli, 1975), Valerio Rocco Orlando (Milano, 1978), Calixto Ramirez (Messico, 1980).

L'Istituto Garuzzo per le Arti Visive , ente culturale no profit con personalità giuridica con sede a Torino, nasce nel 2005 con l'impegno di contribuire tangibilmente allo sviluppo culturale sul piano del "sociale" attraverso la conoscenza e la valorizzazione dell'arte contemporanea italiana. A tale fine promuove mostre a carattere nazionale e internazionale, scambi tra paesi diversi, residenze, premi e progetti volti ad esaltare l'espressione delle arti visive soprattutto di giovani artisti emergenti.

La Collezione permanente di arte contemporanea dell'Istituto Garuzzo dal 2009 è ospitata all'interno del complesso museale della Castiglia di Saluzzo (CN). Nel 2012 è stata selezionata e inserita dal Ministero dei beni e delle attività culturali tra "I luoghi del contemporaneo", la rete di oltre 191 piccole e grandi realtà nazionali espressioni della cultura del contemporaneo.

Start/storia e arte Saluzzo è il format che ha saputo ridare forza e prestigio alle tre storiche manifestazioni saluzzesi (mostra nazionale antiquariato, mostra nazionale artigianato, mostra Saluzzo arte) unendole e facendo di Saluzzo, nel mese di maggio, un museo a cielo aperto.

Orari Castiglia
lunedì - giovedì - venerdì - sabato 10-13/14-18
domenica e festivi 10-13/14-19



Per informazioni:
Istituto Garuzzo per le Arti visive
Ufficio stampa Istituto Garuzzo
Tel. 011.8124456
Tiziana Buccico
info@igav-art.org
Cell. 339 6317019
www.igav-art.org
tbuccico@gmail.com



Ufficio Turistico IAT
Info Start/storia arte Saluzzo
Piazza Risorgimento 1, Saluzzo
Fondazione Amleto Bertoni
Tel. 0175 46710
Piazza Montebello 1, Saluzzo
info@saluzzoturistica.it | iat@comune.saluzzo.cn.it
Tel. 0175 43527 |Cell. 346 9499587
www.saluzzoturistica.it
www.fondazionebertoni.it

mercoledì 24 aprile 2019

Gli Sguardi di Omar Galliani in mostra alla Contemporanea Galleria d'Arte di Foggia

La Contemporanea Galleria d'Arte di Foggia (Viale Michelangelo, 65 - Foggia) presenta, dal 27 aprile al 31 maggio 2019 , "Sguardi", esposizione personale di Omar Galliani, a cura di Giuseppe Benvenuto.

Ideata e progettata da Giuseppe Benvenuto, in collaborazione con VinArte Salerno, la mostra sarà inaugurata sabato 27 aprile 2019, alle ore 19.00, alla presenza del Maestro Omar Galliani.

Il percorso espositivo comprende una ventina di opere su tavola, alcune delle quali di dimensioni monumentali, realizzate dagli anni Novanta ad oggi.

Questa mostra di Omar Galliani nasce da un desiderio antico, quanto contemporaneo, se consideriamo parole quali: introspezione, osservazione, esplorazione, profondità, vanità, estetica, fisiognomica, bellezza.

Le opere nascono da un segno unico ed esemplare; un disegno che ha origine nella tradizione della storia dell'arte italiana e si reincarna oggi nella contemporaneità. In queste opere il solo uso della matita o del pastello su tavola indaga e cerca, tra palpebre e occhi, quell'istante in cui si cela un mistero o un invito ad un dialogo serrato fra voi e il soggetto disegnato, osservato. Il cielo, le stelle e le costellazioni occupano spesso lo spazio che aleggia attorno ai soggetti che posano silenziosi o mossi in queste tavole che appartengono ad un ciclo di opere di grande formato già esposte in diversi musei della Cina e in Europa.

«Galliani ventenne - ricorda Flavio Caroli - era perso principalmente in due ambizioni. In una ricerca di magia, di seduzione, di fascino che è l'ossessione primaria di ogni grande artista, in qualsiasi tempo, sia egli tragico (Caravaggio), classico (Ingres) o fondamentalmente realista (Degas). Tutto cambia e tutto corre, ma non c'è grande artista quando non ci sia ricerca di Bellezza; di qualche forma di Bellezza. La seconda ossessione di Galliani era infatti la qualità esecutiva, proprio tecnica nel senso antichissimo del termine, della pittura e dei suoi misteri: cosa non facile in un tempo in cui i balbettii e la cattiva pittura parvero la chiave della modernità. Galliani otteneva risultati straordinari grazie ai miracoli realizzativi di una matita forse veramente fra le più dotate del secondo dopoguerra. Nei trenta e più anni che ci separano da quei giorni, il miracolo non ha fatto che approfondirsi».

«La ricerca di Omar Galliani - aggiunge Teodolinda Coltellaro - affonda nelle densità figurali del passato, nelle estensioni storiche dell'arte, di cui evoca modelli culturali e motivi linguistici che coniuga in una originale sintassi espressiva. La sua sensibilità, pienamente contemporanea, sa cogliere gli aspetti di transitorietà e complessità del nostro tempo, gli scenari mobili che ne connotano la dimensione sistemica, ma li traduce in modi e forme che sollecitano lo sguardo a percorsi interpretativi più profondi che non si esauriscano nel "qui ed ora", proponendo il ricorso alla memoria e alla citazione come processo di rinascita creativa nell'alchimia della forma. [.]

Per Galliani, l'opera è, in modo prioritario, disegno: dalla dimensione fisica del tracciare (di esercizio muscolare protratto fino allo stremo), del coprire di segni una superficie al suo essere fenomeno articolato, fluttuante, vivente, animato da una propria biologia memoriale che ne determina l'esistenza e in cui si compenetrano mirabilmente e dialogano mondi di tenebra e luce».

La mostra sarà visitabile, dal giovedì alla domenica, dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00 Ingresso libero

Per informazioni: tel. 346 7334054 - artebenvenutomail.com



venerdì 19 aprile 2019

Egocracy - La sublimazione artistica dell’Io egemone

Mostra collettiva d'arte contemporanea dal 9 al 26 maggio 2019 presso lo spazio espositivo CON-TEMPORARY Art Observatorium [Corso Buenos Aires 42 11, Lavagna (GE)] . Curata da Abramo ‘Tepes’ Montini,  " Egocracy - La sublimazione artistica dell’Io egemone" presenta opere di David Detrich, Ines Maria Krämer, W.K.Lyhne, Laura Migliorino, Amie Neri, Alexandra Tudosia e Hanwen Zhang. Ingresso gratuito.

La mostra analizza con spirito critico i meandri dell'egocentrismo, dell'autoreferenzialismo e del presenzialismo, i quali permeano, regolano e caratterizzano l’odierna società dell'apparire. L'argomentazione riflessa nelle opere selezionate tocca diversi punti: dal pensiero elitario al senso del possesso, dal pragmatismo al controllo delle masse, dall'abuso al riscatto nella virtualità. 



Egocracy - La sublimazione artistica dell’Io egemone 

CON-TEMPORARY Art Observatorium
Corso Buenos Aires 42 11
16033 Lavagna (GE) 

Date e orari: 
9 - 26 maggio 2019
Dal giovedì alla domenica 15.00 - 18.00 

Catalogo: 
Con-Temporary Art Observatorium, 52 pp. 




giovedì 18 aprile 2019

La Torre di Vicenza

La Fondazione Coppola è lieta di annunciare l’apertura della propria sede espositiva presso il Torrione di Vicenza (corso Palladio 1), con la mostra La Torre, curata da Davide Ferri: la prima personale in Italia degli artisti Neo Rauch (Lipsia, 1960) e Rosa Loy (Zwickau, 1958). 

Il progetto nasce per volontà del mecenate e imprenditore Antonio Coppola, che ha acquistato e donato il Torrione medievale al Comune di Vicenza in cambio di un usufrutto di trent’anni, l’ha sottoposto a un meticoloso lavoro di restauro a cura dello studio UP3 Architetti Associati, sotto l’attenta supervisione della Soprintendenza, restituendo alla città un bene pubblico diventato oggi un polo per l’arte contemporanea.

La prima mostra, che presenterà una serie di opere inedite, tra dipinti e disegni, di Neo Rauch e Rosa Loy, appositamente pensate per gli spazi del Torrione, rappresenta la possibilità di avvicinarsi al lavoro di due figure chiave della scena della pittura internazionale degli ultimi decenni. La loro esperienza è fortemente legata alla città di Lipsia, dove, dall’inizio del Novecento fino agli anni Duemila, è andato formulandosi un linguaggio figurativo che ha formato un’importante scuola di pittura (la scuola di Lipsia, appunto) che ha coinvolto diverse generazioni di artisti tedeschi.

Neo Rauch, in particolare, ha rivestito un ruolo cruciale negli anni immediatamente successivi  alla fine dell’ex DDR: figura di raccordo tra diverse generazioni di artisti, punto di riferimento per i pittori che hanno fatto parte della Nuova Scuola di Lipsia, l’artista ha saputo rielaborare il suo linguaggio figurativo attraverso la contaminazione di diverse culture: le illustrazioni dei manifesti di propaganda della Germania Est, la cultura Pop, il realismo energetico e nervoso di artisti come Max Beckmann e Otto Dix, le prospettive allucinate e la concitazione narrativa dei grandi teleri di maestri rinascimentali come Tintoretto e Rubens.

Ogni dipinto di Neo Rauch è basato sull’incontro e sulla giustapposizione (e infine sul collasso) di motivi e nuclei narrativi differenti, con figure che possono sdoppiarsi e moltiplicarsi all’interno della stessa immagine e bruschi cambiamenti atmosferici e temporali. Il risultato di questa convulsa sovrapposizione sono immagini solo apparentemente illustrative, scomposte e basate su episodi autonomi e spesso contrastanti e percorse da continue variazioni prospettiche e sproporzioni. I dipinti di Neo Rauch sono dunque vere e proprie mappe di forze, in cui ogni elemento rappresenta lo snodo di una partitura energetica e visionaria più che di una narrazione coerente e organica.

Apparentemente più disteso (e aperto alla possibilità di abbandoni lirici), ma altrettanto onirico e ambiguo, è il linguaggio figurativo di Rosa Loy: al centro dei suoi dipinti c’è sempre la figura del doppio femminile e del doppelgänger, e la relazione enigmatica – e spesso sordidamente violenta – tra due figure che si muovono all’interno di un paesaggio intimo e famigliare, dentro una casa o un giardino. Come i dipinti di Neo Rauch anche quelli di Rosa Loy invitano lo spettatore a confrontarsi con immagini archetipiche – dense di implicazioni psicanalitiche – il cui significato è continuamente rilanciato dalla giustapposizione di dettagli ed elementi potenzialmente “sintomatici” e da una “costruzione ellittica e priva di nuclei stabili”: una dimensione illustrativa a cui fa da contraltare un'imprendibilità del racconto come avviene nella tradizione surrealista.

La mostra – il cui titolo, La Torre, è naturalmente un richiamo all’edificio e alla sua potenza simbolica – si articola lungo i sei piani del complesso medievale come proposta di dialogo tra le opere dei due artisti, fino a un confronto ravvicinato tra le due poetiche, e percorso di progressione (dello spettatore) verso l’alto, verso l’ultimo piano da cui la vista sulla città, a trecentosessanta gradi, si può afferrare in stretta relazione con le opere esposte. La figura della torre come elemento evocativo e rimando al racconto, ad una possibile narrazione, inoltre, appare in molti dipinti di Neo Rauch, magari in secondo piano, e funge da richiamo a quell’immaginario popolare e fiabesco che da sempre alimenta le visioni dell’artista.

La mostra è patrocinata dal Comune di Vicenza e dal Consolato Generale della Repubblica Federale di Germania e si potrà visitare dal 5 maggio al 31 agosto, da mercoledì a domenica, con orario continuato dalle 11.00 alle 18.00.

È consigliabile prenotare in anticipo la visita in quanto la particolare conformazione architettonica del Torrione pone limiti di accesso.



Neo Rauch, Rosa Loy
La Torre
A cura di Davide Ferri



Con il patrocinio di
Comune di Vicenza
Consolato Generale della Repubblica Federale di Germania

lunedì 15 aprile 2019

Dalla California alla Val di Scalve - Pier Giorgio Capitanio

"E' innanzitutto un viaggio nell'immaginario contemporaneo quello che compie Pier Giorgio Capitanio con questa sequenza di opere. La fotografia è solo un pretesto, un punto di partenza: una prima fase del lungo e articolato processo di "creazione" che porta il più delle volte all'opera finale. Un primo passo importante, fondante, in cui la decennale esperienza di Capitanio come fotografo "puro" è naturalmente di basilare importanza nel cogliere l'attimo, la giusta inquadratura, la luce, la messa a fuoco... la "bella immagine"...  ma una volta effettuato lo scatto questo sembra non bastare e Capitanio va oltre: al Capitanio fotografo subentra il Capitanio artista che in quello scatto di partenza coglie semplicemente uno spunto, l'ispirazione per una creazione autonoma e ulteriore, passando dal "phenomenon" al "noumenon", per dirla in termini filosofici, ovvero dall'immagine fotografata all'immagine pensata, ricostruita, reinventata: dalla visione degli occhi a quella della mente.

E a questo punto diventa difficile parlare ancora di "fotografia", e sarebbe più opportuno parlare piuttosto di "arte visiva". E non a caso i riferimenti formali, gli orizzonti di riferimento di tali creazioni dell'artista della Val di Scalve sono tutti reperibili nella sfera della storia dell'arte moderna e contemporanea, non in quella della fotografia in senso stretto: dalla Pop Art al Surrealismo, fino all'Astrazione geometrica e a talvolta persino Informale. E proprio dal retaggio compositivo e iconografico di queste quattro Avanguardie derivano i filoni principali delle creazioni "post-fotografiche" di Capitanio, che mentre ci squaderna una sequenza di personalissime visioni "dalla California alla Val di Scalve", ci conduce al tempo stesso a spasso nella storia dell'arte degli ultimi cent'anni. Una storia raccontata in maniera del tutto personale e soggettiva, ma, per chi ha gli strumenti culturali per coglierla, largamente riconoscibile e condivisibile." (Virgilio Patarini)



PIER GIORGIO CAPLITANIO nasce nel 1956 a Vilminore di Scalve (BG) dove vive e ha lavorato come fotografo. Dopo aver svolto varie professioni nel 1981 scopre la passione per la fotografia e, oltre al lavoro di routine, si dedica alla stampa artigianale bianco-nero e alla riproduzione di foto d’epoca.Agli inizi degli anni 2000 l’avvento della fotografia digitale, porta nella sua vita una “rivoluzione “ creativa che lo spingerà verso un’evoluzione innovativa tramite Photoshop. L’elaborazione dell’immagine reale attraverso uno spirito surrealista, lo porta a creare immagini irrazionali e fantasiose che vanno oltre l’immagine stessa trasformando la realtà in sogno. Questa mostra contiene due sezioni: in una sono opere inerenti al viaggio intrapreso nel 2012 in California, dove anche l’America diventa un mondo irreale; nella seconda sezione troviamo immagini semplici che documentano la sua vita quotidiana, trasformate in un’istantanea personale unica ma complessa.



Dalla California alla Val di Scalve - Pier Giorgio Capitanio
Dal 20 aprile al 13 giugno 2019

Vi.P. Gallery - Virgilio Patarini Arte Contemporanea 
Località Crist, via Nazionale, 35, 25050 Niardo (BS)
cell. 3392939712  sito: https://vip-gallery.business.site/

SpazioE 
Milano, Alzaia Naviglio Grande, 4
email:  aestdelleden@libero.it


venerdì 12 aprile 2019

La natura di Arp a Palazzo Venier dei Leoni

"La prima cosa che comprai per la mia collezione fu un bronzo di Jean Arp. [Arp] mi portò alla fonderia dove era stato fuso e me ne innamorai tanto che chiesi di poterlo tenere tra le mani: nello stesso istante in cui lo sentii volli esserne la proprietaria" così scrive Peggy Guggenheim nella sua autobiografia Una vita per l'arte (Rizzoli Editori, Milano, 1998) della prima opera acquistata per la sua collezione Testa e conchiglia, del 1933. 

La Collezione Peggy Guggenheim rende un atteso omaggio all'artista franco-tedesco Jean (Hans) Arp (1886-1966) con la mostra La natura di Arpa cura di Catherine Craft e organizzata dal Nasher Sculpture Center di Dallas, a 70 anni esatti dall'arrivo di Peggy a Palazzo Venier dei Leoni e dalla sua prima mostra di scultura contemporanea qui organizzata, in cui espose due opere di Arp, Testa e conchiglia Corona di germogli I, 1936, entrambe incluse nella mostra in apertura il 13 aprile.

"Si tratta di una lettura suggestiva e a lungo attesa della produzione di Arp il cui approccio sperimentale alla creazione e il ripensamento radicale delle forme d'arte tradizionali lo hanno reso uno degli artisti più influenti del Novecento" afferma la curatrice Craft. Oltre 70 opere, tra sculture in gesso, legno, bronzo e pietra, rilievi in legno dipinto, collage, disegni, tessuti e libri illustrati, provenienti da importanti musei statunitensi ed europei, tra cui il San Francisco Museum of Modern Art e la Tate Modern di Londra, nonché fondazioni e collezioni private, raccontano la lunga carriera dell'artista, durata sessant'anni. Fondatore del movimento Dada e pioniere dell'astrazione, Arp sviluppa un linguaggio di forme organiche e curvilinee che si muovono con fluidità tra astrazione e rappresentazione, diventando un punto di riferimento per generazioni d'artisti e tra le figure più influenti del Novecento.

La mostra La natura di Arp rimarrà aperta fino al 2 settembre, 2019, e sarà accompagnata da un articolato calendario di Public Programs gratuiti che avranno inizio il 13 aprile con una visita guidata condotta dalla curatrice Catherine Craft. Il programma completo è disponibile sul sito del museo guggenheim-venice.it


Collezione Peggy Guggenheim
041.2405411





martedì 9 aprile 2019

Toulouse-Lautrec. La Ville Lumièr

Le prestigiose sale della Villa Reale di Monza, dal 10 aprile al 29 settembre 2019, ospitano la mostra "Toulouse-Lautrec. La Ville Lumière", 150 opere provenienti dall’ Herakleidon Museum di Atene per celebrare il percorso artistico di uno dei maggiori esponenti della Belle Époque. Curata da Stefano Zuffi e con il patrocinio del Comune di Monza, la mostra è prodotta e organizzata da Arthemisia con Nuova Villa Reale di Monza, in collaborazione con l’Herakleidon Museum di Atene.


COMUNICATO STAMPA

Parigi, fine Ottocento: la vita bohémienne, gli artisti di Montmartre, il Moulin Rouge, i teatri, le riviste umoristiche, le prostitute. É questo l’accattivante mondo di Toulouse-Lautrec, genio che divenne noto soprattutto per i suoi manifesti pubblicitari e i ritratti di personaggi che hanno segnato un’epoca rimanendo ben impressi nell’ immaginario collettivo.

Manifesti, litografie, disegni, illustrazioni, acquerelli, insieme a video, fotografie e arredi dell’epoca ricostruiscono uno spaccato della Parigi bohémienne, riportando i visitatorai indietro nel tempo.

Tra le opere più celebri presenti in mostra litografie a colori (come Jane Avril, 1893), manifesti pubblicitari (come La passeggera della cabina 54 del 1895 e Aristide Bruant nel suo cabaret del 1893), disegni a matita e a penna, grafiche promozionali e illustrazioni per giornali (come in La Revue blanche del 1895) diventati emblema di un’epoca indissolubilmente legata alle immagini dell’aristocratico visconte Henri de Toulouse-Lautrec.

Curata da Stefano Zuffi e con il patrocinio del Comune di Monza, la mostra Toulouse-Lautrec. La Ville Lumière è prodotta e organizzata da Arthemisia con Nuova Villa Reale di Monza, in collaborazione con l’ Herakleidon Museum di Atene.

L’evento è consigliato da Sky Arte.
Il catalogo è edito da Arthemisia Books.

domenica 7 aprile 2019

La madre, la natura

Dal 7 aprile al 5 maggio 2019 la galleria SanLorenzo Arte di Piazza Bordoni 4, a Poppi (Ar), ospita “La madre, la natura”, collettiva a cura di Silvia Rossi con il patrocinio del Comune di Poppi.

Riapre la galleria SanLorenzo Arte con una mostra che vede coinvolti dodici artisti, chiamati a interpretare una doppia tematica secondo il loro canone espressivo e seguendo la personale visione del rapporto tra questi due grandi soggetti: la madre, la natura e, in particolare, ciò che intercorre tra loro, visto che spesso si fondono e si mescolano per riemergere con incredibili e numerose sfaccettature interpretative.

Il corpo centrale della collettiva è l’installazione site-specific dell’artista palermitano Freaklab che, con la collaborazione di Vivaio il Cedro di Poppi, ci accompagna nel suo mondo in cui il rapporto uomo-natura viene sviscerato attraverso la modellazione della materia e in cui si ricerca il bello nel mostruoso. Una serie di opere ci introduce a un “giardino delle meraviglie” popolato da esseri strani e affascinanti.

Intorno all’installazione altri undici autori accompagnano e accolgono con i loro lavori. Roberta Kali Agostini, Dominique Bollinger, Loredana Bruno De Melo, Cristina Ciabatti, Marina Carboni, Giulia Del Sorbo, Vincenzo Lopardo, Octavia Monaco, Maurizio Muscettola, Giuliano Sacchero e Silvia Stocchetto costituiscono il ventaglio interpretativo di una madre/natura che di volta in volta muta e cambia, facendosi ora matrigna, ora nutrice.
Singoli elementi, punti di vista, forme e colori che evocano ed esprimono le singolari sensibilità di tutti gli attori coinvolti: gli artisti quanto gli spettatori, che trovano innumerevoli spunti di riflessione intorno a una doppia tematica, scevra da banalità e facili bucolismi.


Domenica 7 aprile, alle 17,30, l’inaugurazione ufficiale. A seguire la presentazione dell’evento.


“La madre, la natura” sarà visitabile, con ingresso libero, tutti i giorni dalle 9 alle 19. 

www.sanlorenzo-arte.com



giovedì 4 aprile 2019

Nuove figure in un interno

Sabato 13 aprile 2019 alle ore 10.00, nella Sala delle Colonne dell’Abbazia di Valserena, sede dello CSAC Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, apre la mostra Nuove figure in un interno a cura di Paolo Barbaro, Cristina Casero e Claudia Cavatorta, nell’ambito dell’edizione 2019 di Fotografia Europea dal titolo Legami. Intimità, relazioni, nuovi mondi.

La mostra, interamente costruita con opere provenienti dagli archivi dello CSAC di autori quali Gianni Berengo Gardin, Carla Cerati, Giovanni Chiaramonte, Mario Cresci, Luciano D’Alessandro, Luigi Ghirri, Guido Guidi, Marzia Malli, Paola Mattioli, Giovanna Nuvoletti, ruota attorno alla trasformazione – che avviene nel corso degli anni Settanta – del racconto della dimensione intima degli individui, la cui identità sociale risulta profondamente modificata dai mutamenti di visione che le ‘rivoluzioni’ del decennio precedente hanno portato con sé. 

Si impongono, dunque, anche in ambiti fotografici non espressamente caratterizzati da intenzionalità di denuncia, gli esiti del reportage militante e l'interesse per particolari temi: la liberazione sessuale, le lotte di genere, il rovesciamento degli schemi tradizionali del modo di intendere la famiglia e le relazioni, la messa in discussione delle gerarchie sociali e il conseguente emergere, con ruoli di protagonisti, di nuovi gruppi sociali.  Sono tematiche che incidono in modo evidente sulla produzione fotografica ed editoriale, cioè in spazi all’interno dei quali gli elementi tradizionali (interni domestici, momenti di vita quotidiana, oggetti di uso comune, quadri di vita familiare e di comunità ristrette) si combinano in composizioni rette da un linguaggio profondamente trasformato, anche in virtù di riflessioni che in quel periodo erano parallelamente condotte in ambito artistico e fotografico.

Attraverso il lavoro di numerosi autori si approfondiranno dunque alcuni capitoli di quella particolare stagione, nella quale l’identità personale e collettiva, anche relativamente alla dimensione intima ed affettiva, viene ridisegnata alla luce di nuove consapevolezze, raggiunte anche grazie alle indagini di artisti e fotografi.

Sabato 13 aprile, giornata di apertura della mostra, è previsto l’ingresso gratuito fino alle ore 13.

Cos’è lo CSAC
Lo CSAC - Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, il cui primo nucleo nasce nel 1968 grazie ad Arturo Carlo Quintavalle, è oggi situato nell’Abbazia cistercense di Valserena e raccoglie e conserva materiali originali della comunicazione visiva, della ricerca artistica e progettuale italiana a partire dai primi decenni del XX secolo. Un patrimonio di oltre 12 milioni di pezzi suddivisi in cinque sezioni: Arte (oltre 1.700 dipinti, 300 sculture, 17.000 disegni), Fotografia (con oltre 300 fondi e più di 9 milioni di immagini), Media (7.000 bozzetti di manifesti, 2.000 manifesti cinematografici, 11.000 disegni di satira e fumetto e 3.000 disegni per illustrazione), Progetto (1.500.000 disegni, 800 maquettes, 2000 oggetti e circa 70.000 pezzi tra figurini, disegni, schizzi, abiti e riviste di Moda) e Spettacolo (100 film originali, 4.000 video-tape e numerosi apparecchi cinematografici antichi).
Lo CSAC oggi è uno spazio multifunzionale, dove si integrano un Archivio, un Museo e un Centro di Ricerca e Didattica. Una formula unica in Italia, che mantiene e potenzia le attività sino ad ora condotte di consulenza e collaborazione all’istruzione universitaria con seminari, workshop e tirocini, di organizzazione di mostre e pubblicazione dei rispettivi cataloghi (oltre 120 dal 1969 ad oggi), e di prestito e supporto ad esposizioni in altri musei tra cui la Triennale di Milano, il MoMA di New York, il Centre Pompidou di Parigi, il Tokyo Design Center e il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia di Madrid. 

CSAC - Centro Studi e Archivio della Comunicazione
Abbazia di Valserena
Strada Viazza di Paradigna, 1 (Parma)
www.csacparma.it

Ingresso
10 euro 
Sabato 13 aprile, giornata di apertura della mostra, ingresso gratuito fino alle ore 13, valido anche per la mostra 1969. Un Anno, allestita nello spazio della Chiesa dell’Abbazia di Valserena.
Riduzione a 5 euro a fronte della presentazione del biglietto di ingresso a Fotografia Europea
Con il biglietto di ingresso allo CSAC si potrà usufruire di una riduzione del biglietto di ingresso a Fotografia Europea.
Per tutte le riduzioni e informazioni aggiornate: http://www.csacparma.it/visita/
Orari
Lunedì: chiuso
Martedì: chiuso con possibilità di prenotazione per gruppi su appuntamento
Mercoledì, giovedì e venerdì 15.00-19.00
Sabato e domenica 10.00-19.00 


Per informazioni e prenotazioni
servizimuseali@csacparma.it

Ufficio stampa
Irene Guzman
+39 349 1250956
press@csacparma.it

martedì 2 aprile 2019

Immaginaria inaugura un nuovo corso

Attiva da più di vent’anni a Firenze, la libreria-galleria d’arte Immaginaria inaugura un nuovo corso. Dopo il rimodernamento degli ambienti, il locale, che si trova invia Guelfa a pochi passi dal Duomo e da piazza San Marco, ha deciso di affiancare alle sue due “anime” storiche, arte e letteratura, una terza componente armonica: il “vino d’autore”.

Fin dall'inizio, Immaginaria si è specializzata nella promozione di espressioni artistiche quali l'informale contemporaneo e l'astrattismo classico, ospitando non soltanto artisti noti ma anche emergenti, e portando le loro opere a importanti fiere in Italia e all'estero.

Punto di riferimento per neofiti, studenti, studiosi, amanti della cultura, l’angolo librario di Immaginaria può vantare una vasta proposta del catalogo Einaudi, con ampi settori riservati alla letteratura italiana e straniera, alla storia, alla saggistica,ai libri d'arte e a molti altri ambiti del sapere. Oggi, in occasione del nuovo corso, gli scaffali risultano arricchiti di un reparto di libri fuori commercio, usati, rari e di modernariato: un vero e proprio eldorado per le cacce al tesoro dei bibliofili.

Immancabile appuntamento anche per chi voglia gustare una raffinata selezione di vini, affidata alla cura dell'azienda Antiche Dogane, che ha innestato qui il suo cuore enosapienziale. Antiche Dogane punta alla valorizzazione del patrimonio costituito dalle piccole realtà vinicole, con un'attenzione privilegiata per la continuità autentica con la tradizione e la fedeltà alla materia prima, e pone un particolare accento sulla poetica del gusto.

La filosofia di Immaginaria, come spiegano i suoi ideatori, è questa: «L’obiettivo del nostro spazio è dare valore al tempo, sottraendolo al ritmo sempre più frastornato della quotidianità. Lo spazio è il mezzo per conoscere ed esplorare mondi comunicanti e cooperanti che migliorano l’intensità e la qualità delle nostre esperienze».  

Luogo d'incontro e di ritrovo, d'amicizia e ospitalità, di confronto nel dialogo e di vivacità delle idee, Immaginaria è stata e continuerà a essere teatro di eventi dedicati all'arte, alla letteratura, alla musica, organizzando mostre, presentazioni di libri, performance dal vivo e degustazioni.