lunedì 24 dicembre 2018

La Natività di Francesco Simeti

Lunedì 24 dicembre a mezzanotte si inaugura all’oratorio di san Lorenzo (via Immacolatella, 5) l’opera inedita di Francesco Simeti per Next. Giunta alla sua nona edizione, la rassegna si propone di andare oltre un insanabile vuoto, il furto della “Natività” di Caravaggio, invitando gli artisti ad elaborarne una loro originale versione. 

A distanza di oltre quattro secoli, Simeti ci offre una sua personale riflessione sul tema, integrando e compenetrando all’interno della composizione dettagli grafici estratti dal corredo decorativo dell’oratorio.

Le sculture lignee del trapanese Leonardo Bongiorno (1703), poste a sostegno dei preziosi scranni, divengono la quinta scenica di uno scenario incantevolmente fiabesco, un eden primigenio in grado di evocare il miracolo della creazione e della rinascita. 

Next, progetto ideato e organizzato dall’associazione Amici dei Musei Siciliani, rimarrà in esposizione fino al 17 ottobre 2019, cinquantesimo anniversario del trafugamento della “Natività”, opera inserita dall’FBI al secondo posto della sua “Top Ten Art Crimes”. Questo imperdonabile furto è unanimemente considerato un crimine contro l’umanità e ancora oggi si tenta, forse non invano, il recupero. 

giovedì 13 dicembre 2018

Mattia Sinigaglia - The left hand in the space oddity

Sabato 15 dicembre, alle ore 18, inaugura presso Isolo17 Gallery la mostra personale di Mattia Sinigaglia The left hand in the space oddity

Il progetto, a cura di Eva Comuzzi e nato in collaborazione con Myhomegallery, che ha selezionato l'artista nel corso del Premio Ora (https://www.premio-ora.it/2017/ ), vedrà l'allestimento di una ventina di lavori fra dipinti e disegni, che riflettono attorno al tema della tensione e dualità. Il titolo fa infatti riferimento alla sindrome della mano aliena, una patologia rara che può insorgere in seguito a danni del lobo frontale, incapace di mettere in dialogo gli emisferi cerebrali. Ci si ritrova così con una delle due mani (solitamente la sinistra), che agisce in maniera autonoma e, nella maggior parte dei casi, violenta o autolesionista. Questa situazione diviene pertanto metafora per l'artista per rappresentare i forti conflitti inconsci generati dalle lesioni che continua a subire - e che ci infligge - la società in cui viviamo. "Così come esiste una sindrome della mano aliena per l'individuo", afferma Sinigaglia, "anche la collettività sembra poter soffrire di questa duplice realtà". Una condizione che provoca un forte senso di ambiguità, spaesamento, sospensione, incomprensioni, presente nelle opere in mostra. 

"Il lavoro di Mattia Sinigaglia ci ha colpito per l'immediatezza del messaggio e la forte impronta personale che ritroviamo nelle sue opere. Mattia utilizza un linguaggio che racchiude in sé la classicità ma la riscrive in modo imprevedibile, con effetti che per certi versi possono sembrare 'psichedelici'. Ci ha affascinato molto la profondità con cui un artista così giovane riesce ad affrontare e raccontare temi di grande spessore e ci piaceva l'idea di coinvolgere un artista che si è formato a Venezia, per portarlo nella nostra città, Verona." (Myhomegallery) 


Mattia Sinigaglia è nato a Sirmione nel 1989, vive e lavora a Venezia. 
Ha studiato Pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Venezia laureandosi nel 2018, sotto la guida del Prof. Carlo Di Raco. Fa parte del collettivo FONDAZIONE MALUTTA. 
Una parte fondamentale che caratterizza il suo lavoro più recente consiste nel rielaborare alcuni aspetti di grandi opere del passato a lui più affini. Dipinti che lo affascinano per la loro visione introspettiva ma al contempo statuaria e solenne e che rispecchiano in maniera semplice e profonda una situazione umana al di là di epoche e costumi, e quindi sempre attuali. Le figure, decontestualizzate e sospese in nuovi scenari metafisici, trasmettono quel senso del mistero e dell'ambiguità propri delle antiche conoscenze ermetiche. Gli occhi, soggetto costante degli ultimi lavori, simbolo per molte culture del Sole e della Luna, vengono rievocati, anche metaforicamente, nelle figure di Adamo ed Eva e nei volti enigmatici ed androgini che rimandano alla figura del rebis e alla sua doppia natura che ha saputo mettere in dialogo attraverso un processo di trasformazione


Mattia Sinigaglia - The left hand in the space oddity 
16.12.2018_03.01.2019 

ISOLO17 GALLERY 

Via XX Settembre, 31B 
37129 Verona 
Visita su appuntamento al: +39 349 3746379




lunedì 10 dicembre 2018

Zona Rossa. Cracking Art

La storia e l’arte antica del capoluogo ascolano si fondono con l’arte contemporanea per celebrare il Natale, Zona Rossa diventa quindi il simbolo delle festività natalizie, ma vuole anche caratterizzare e legare in maniera forte il contrasto che tale colore ha assunto e assume tuttora per tutto il territorio piceno e non solo dopo il sisma del 2016.

Facendo proprio lo slogan di Cracking Art, L’Arte rigenera l’arte, il Comune di Ascoli Piceno ha voluto donare per le feste a cittadini e turisti, un’invasione pacifica di animali, simbolo di rinascita per il territorio e di speranza per il futuro.

Promossa dal Comune di Ascoli Piceno, curata e organizzata dall’Associazione Verticale D’Arte con il patrocinio della Regione Marche e della Provincia di Ascoli Piceno e il sostegno del BIM Tronto, la mostra installativa Zona Rossa. Cracking Art è un progetto di arte pubblica che coinvolge tutto il centro storico del capoluogo ascolano, invaso pacificamente e silenziosamente da animali di plastica di varia tipologia e dimensioni, targati Cracking Art, che innescano, fin dal primo sguardo, un forte coinvolgimento con lo spettatore, sia esso adulto o bambino, ed entrano con quest’ultimo in totale empatia.

Rosso è il colore per antonomasia del Natale, un colore carico di gioia e aspettative, ma è diventato anche il simbolo per i territori colpiti dal sisma della Zona Rossa appunto, quell’area invalicabile, non più accessibile a causa degli edifici pericolanti, le macerie e i crateri.

Con Zona Rossa. Cracking Art si vuole raccontare una fiaba contemporanea, di ricostruzione e resilienza, i cui attori protagonisti sono i tanti animali in plastica riciclata e rigenerata, creati dal collettivo Cracking Art e rigorosamente di colore rosso. Coccodrilli, rane, suricati, tartarughe, pinguini, orsi, cani, conigli, rondini, la celebre chiocciola che ha invaso le città di tutto il mondo e l’ultimo animale nato nell’universo Cracking Art, l’elefante simbolo della memoria storica, invaderanno il centro storico di Ascoli Piceno, di giorno e di notte, grazie alla tecnologia LED che illumina le installazioni artistiche.

Dalle terrazze e dai merli di Piazza del Popolo faranno capolino pinguini, orsi, suricati, lupi, rane e chiocciole e quest’ultime stazioneranno anche, nel formato maxi, al centro della Piazza di fronte allo storico Palazzo dei Capitani, per creare una vera e propria interazione con il pubblico che vivrà quel luogo.
A fianco della Cattedrale, dentro al Battistero di San Giovanni in fila indiana, come fosse un corteo, silenziose si aggireranno altre tre chiocciole. Tre coccodrilli giganti invece presidieranno il suggestivo chiostro di San Francesco quasi fossero a guardia del pozzo che campeggia al centro dello stesso. La leggenda narra infatti che i coccodrilli, abbandonati dall’uomo, abitano il sottosuolo delle città, ma nella favola di Cracking Art queste temute creature escono allo scoperto come offerta di riconciliazione tra i pericoli di una natura a volte distruttiva e i luoghi creati dall’uomo per la propria esistenza. 
Infine protagonista assoluto nella recente produzione Cracking Art, sarà l’elefante metafora del ricordo, che a grandezza naturale, appoggerà il capo sul suo omologo in travertino che orna l’ingresso dello storico edificio di Corso Mazzini, palazzo della Fondazione Cassa Risparmio di Ascoli Piceno (oggi sede di Banca Intesa) per mettersi in relazione con la memoria storica del luogo per farla propria e al contempo proteggerla con il proprio sostegno.

Qualcosa di rotto, come i territori dell’ascolano colpiti dal sisma, può essere ricostruito attraverso l’arte, in questo caso attraverso la ricerca che da più di 25 anni porta avanti il collettivo Cracking Art: un impegno allo stesso tempo sociale ed ambientale che si rinnova di città in città, installazione dopo installazione in tutto il mondo e che per il Natale 2018 con la mostra Zona Rossa. Cracking Art assume un significato ancora più attuale di rigenerazione urbana attraverso l’arte contemporanea: l’Arte che Rigenera l’Arte.

L’intero progetto prevede assieme all’installazione Cracking Art, un crowdfunding, che attraverso la vendita di piccole sculture in plastica rosse limited edition va a sostenere un vero e proprio programma d’azione sistematico (restauri, interventi conservativi, ecc.) sul patrimonio storico-artistico e monumentale italiano. In particolare per Zona Rossa. Cracking Art si è deciso di indirizzare la raccolta fondi per il restauro dell’affresco staccato di Cola D’Amatrice dal titolo “Il Redentore”, presente nella collezione della Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno.

Memoria e futuro, due parole che racchiudono il significato del Natale, della mostra e della ricerca di Cracking Art al tempo stesso e che hanno l’obiettivo di far riflettere, divertire e mostrare sotto una nuova luce bellissimi contesti storici attraverso l’arte.



 
Segnalata da: 
Maria Chiara Salvanelli

lunedì 3 dicembre 2018

Marco Bolognesi alla Biennale di Curitiba

Dopo il successo riscosso nel 2017, l'artista italiano Marco Bolognesi espone ancora una volta al Museo Oscar Niemeyer - MON, nell'ambito della grande rassegna che, attraverso ricognizioni storiche e nuovi progetti, celebra i 25 anni della Biennale di Curitiba, punto di riferimento nell'arte contemporanea brasiliana ed evento di primo piano nel circuito internazionale.

La manifestazione, promossa da Fondazione Culturale di Curitiba, Municipalità di Curitiba, Museo Oscar Niemeyer - MON, Segreteria di Stato per la Cultura del Governo del Paraná e Ministero della Cultura del Governo Federale con il supporto di URBS, coinvolge, oltre al MON, sede delle mostre principali, anche altri centri culturali e spazi pubblici con programmi paralleli, interventi d'arte urbana ed esposizioni in gallerie e musei.

Curata da Tício Escobar e Luiz Carlos Brugnera"Unspoken Deals" riunisce al MON artisti di spicco delle precedenti edizioni della Biennale.

Marco Bolognesi espone, al primo piano dell'Eye Tower disegnata da Niemeyer, quattro opere della serie "Techno Mutant", parte della mostra "Sendai city: the Truth", curata nel 2017 da Massimo Scaringella. Fotografie di grandi dimensioni (100x70 cm) che, per la prima volta, mettono palesemente in luce la natura sociale della ricerca di Bolognesi che guarda costantemente alle vicende del contemporaneo, focalizzando la propria attenzione sul tema del "conflitto". Conflitto come scontro profondo tra Occidente e Medio Oriente, come strumento di controllo, come ricerca esasperata di una verità che di fatto si risolve in un mero punto di vista. Protagonisti delle sue opere, sono esseri oscuri dal sapore fantascientifico, costretti a mutare per sopravvivere. Corpi di donne ibridati da armi giocattolo, tubi di plastica e materiali decontestualizzati, dipinti e fotografati, secondo la tecnica del così detto "collage corporeo", elaborata dall'artista e consolidata negli anni. Il colore nero, che domina tutte le immagini, annulla lo spazio tra la figura e il fondo, fino alla perdita di ogni elemento identitario. La speranza, allora, risiede nelle stelle, nei titoli che, includendo i nomi di Adhara, Diphda, Hadar, Shaula, aprono al futuro.

La mostra "Unspoken Deals" è visitabile fino al 30 dicembre 2018 presso il Museo Oscar Niemeyer - MON.

Per informazioni: www.museuoscarniemeyer.org.br. 
Per approfondimenti: http://bienaldecuritiba.com.br/2018/, www.marcobolognesi.co.uk.  
CSArt - Comunicazione per l'Arte
Via Emilia Santo Stefano, 54
42121 Reggio Emilia
T. +39 0522 1715142

mercoledì 28 novembre 2018

Quarta edizione di Lucca Art Fair

Sono state annunciate le date per Lucca Art Fair, la fiera toscana dedicata all'arte moderna e  contemporanea sotto la guida di Paolo Batoni, che torna dal 17 al 19 maggio 2019.

Quarta edizione, quella in programma al Polo Fiere di Lucca, che si preannuncia ricca di nuove proposte e progettualità, con un calendario fitto di eventi, talk, incontri, premi ed eventi collaterali.

Tra le prime novità che caratterizzeranno l'edizione 2019 ci sarà un nuovo Vip Programme, capace di coinvolgere un ampio numero di collezionisti, invitati dalla direzione artistica e dai galleristi, per la creazione di esclusivi appuntamenti in fiera e nel cuore della città di Lucca.

Confermato il format della kermesse fieristica, suddiviso in quattro sezioni principali: la Main Section, che raccoglie le gallerie più consolidate nel panorama internazionale per offrire ai collezionisti una selezione di opere che spazia tra arte moderna, post bellica e contemporanea; la Temporary Art Zone (T.A.Z), quest'anno dedicata ai solo project , riservata alle gallerie emergenti e dal profilo sperimentale; Letture Critiche, l'area dedicata alle gallerie che propongono progetti espositivi di artisti tra loro in dialogo; Art Tracker, dedicata a quattro artisti under 35 selezionati tra i finalisti del Combat Prize 2018, chiamati a creare progetti site-specific per la fiera.

Riuniti sotto il titolo "Vissi d'Arte" si rinnovano i Talk dedicati ad approfondimenti sul mondo dell'arte e caratterizzati da un fitto programma d'incontri con artisti e professionisti che condivideranno con il pubblico il loro vissuto e le loro competenze professionali. Confermato l'appuntamento per le visite guidate nel percorso espositivo della fiera come occasione di scambio e avvicinamento al mondo del collezionismo rivolte a un pubblico amatoriale e non.

Non perdere l'occasione di partecipare a Lucca Art Fair 2019.

Le application sono ora disponibili sul sito

La deadline è il 28 febbraio


SEGRETERIA ORGANIZZATIVA
TEMPORANEA ORGANIZZAZIONE EVENTI
corso Amedeo 118 57125 Livorno
T +39 0586881165
E info@luccaartfair.it




lunedì 26 novembre 2018

Sinapsi

La Galleria Raffaello presenta la personale dello scultore Alessandro Costagliola dal titolo “Sinapsi”a cura di Giuseppe Carli, che sarà inaugurata sabato 1 dicembre, ore 18:30, presso gli spazi della nuova galleria in via Notarbartolo 9/e, Palermo. All'evento interverrà Sabrina Di Gesaro direttrice artistica del Centro d'arte Raffaello che accoglierà il pubblico in questo nuovo percorso artistico dello scultore palermitano.

Le sculture di Alessandro Costagliola rappresentano quei giochi di bambino che ognuno di noi ha fatto con allegria e spensieratezza - commenta il curatore e critico d'arte Giuseppe Carli-la bellezza si fa promotrice dello sproporzionato e del non preciso, pur rimanendo legata, nella visione d'insieme, ai canoni classici. Non si tratta però di una rappresentazione della perfezione anatomica, bensì di una bellezza pura e dinamica attraverso forme uniche nella continuità dello spazio. Costagliola appare continuamente proteso nel dare il senso dell'azione, criticando la scultura classica legata alla statica e alla posa. Nel suo lavoro ordine e forma sono presenti aldilà di una frontiera convenzionale che sembrava invalicabile, e questo vuol dire che apre la speranza ad un rapporto, meno distante e conflittuale, tra uomo e natura e tra età e gioco.

La serata di inaugurazione sarà allietata dalla presenza di DJ set Tony Tutoneche regalerà agli ospiti una accurata selezione di brani. La mostra, sarà fruibile sino al 5 gennaio 2019 (via Notarbartolo 9/e, 90141, Palermo)da lunedì a sabato, dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 16:30 alle 19:30. Domenica e lunedì mattina chiusi.



Info e Contatti
Centro d'arte Raffaello
www.galleriaraffaello.com
raffaellocentrodarte@gmail.com
+39 091 7574592
via Notarbartolo 9/e
90141 Palermo


Direttore Artistico
Sabrina Di Gesaro
sabrinadigesaro@libero.it
+39 339.2896464

mercoledì 21 novembre 2018

Giovanni Paolo Bedini. Il fascino della spensieratezza 1844-1924

Sarà dedicata alla figura di Giovanni Paolo Bedini, artista nato nel capoluogo emiliano nel 1844 e attivo fino agli anni 20 del Novecento, la quindicesima mostra retrospettiva promossa da Bologna per le Arti, associazione culturale impegnata da diversi anni nel sostegno e nella valorizzazione della pittura bolognese dell’Ottocento e del Novecento.

Giovanni Paolo Bedini. Il fascino della spensieratezza 1844-1924, a cura di Giuseppe Mancini, sarà la prima grande antologica focalizzata sull’intera produzione dell’artista bolognese. Presenterà circa sessanta opere di provenienza pubblica e privata, a cui verranno affiancati i dipinti di maestri contemporanei a lui vicini, con l’intento di mettere in luce non solo il per-corso artistico del singolo ma di offrire un più ampio “spaccato” del suo tempo. 

Quella di Giovanni Paolo Bedini fu un’arte allegra e vivace, molto apprezzata dalla critica e lontana da qualsiasi retorica romantica, che maturò le sue peculiarità nel filone del gusto neo-rococò e medio borghese. Lavoratore instancabile, Bedini realizzò moltissime opere tra dipinti ad olio e acquerelli che trovarono largo mercato sia in Italia che all’estero.

L’artista si formò all'Accademia di Belle Arti di Bologna, dove si distinse per la sua versatilità aggiudicandosi premi in Architettura (1863), Decorazione e Figura (1864), Prospettiva (1865), Pittura (1866), Figura delle statue e Anatomia (1867).
I suoi esordi risalgono al 1867, quando presentò due opere alla II Esposizione triennale delle Accademie dell’Emilia. In seguito partecipò alle esposizioni di Torino (1872), Genova (1876), Firenze (1877) e Milano (1876, 1893, 1895, 1906).

Dapprima avviato alla pittura di tema storico, ben presto la abbandonò per dedicarsi alla rappresentazione della quotidianità più spensierata: le opere, caratterizzate da un tocco spedito ed efficace, si popolano di figure piene di vita, dai colori gioiosi e modellate con cura, spesso ambientate nei secoli passati, con una particolare predilezione per il XVIII secolo.
Artista ormai affermato, nel 1894 Bedini fu chiamato a coprire la cattedra di Elementi di figura presso l'Accademia bolognese e, tra il 1907 e il 1922, fu docente e Capo di Istituto presso la Scuola Professionale per le Arti Decorative di Bologna.



La mostra inaugurerà sabato 1 dicembre 2018 alle ore 17.30 presso la Sala Ercole di Palazzo d’Accursio a Bologna e sarà aperta al pubblico dal 2 dicembre 2018 al 3 febbraio 2019. 

Si potrà visitare gratuitamente martedì, mercoledì, giovedì, sabato e domenica dalle ore 10.00 alle ore 18.30 e venerdì dalle 15 alle 18.30. Lunedì chiuso.

Per l’occasione sarà pubblicato un esauriente catalogo corredato da testi critici e immagini inedite.

Nel corso dell’esposizione, precisamente nel mese di gennaio 2019, ritornerà l’iniziativa “Dialoghi Culturali a Palazzo d’Accursio”, un ciclo di conferenze sull’arte e le sue declinazioni tenute da studiosi e personalità del panorama culturale della città, quest’anno alla sua nona edizione. Gli appuntamenti si terranno presso la Cappella Farnese di Palazzo d’Accursio.

Bologna per le Arti è un’associazione culturale senza scopo di lucro nata nel 1999 per fornire un servizio diretto alla conoscenza e alla divulgazione delle arti figurative con specifico riferimento ai periodi dell’Ottocento e del Novecento. A tal fine, l’associazione si propone di organizzare mostre, conferenze e pubblicare libri finalizzati alla valorizzazione della tradizione artistico-culturale del territorio bolognese. Bologna per le Arti realizza i propri progetti collaborando con enti, associazioni e istituzioni di natura pubblica e privata. Dal 2010 realizza le proprie mostre annuali (circa 250mila visitatori) presso Palazzo d’Accursio in collaborazione con il Comune di Bologna, sempre corredate dal ciclo di incontri «Dialoghi Culturali a Palazzo d’Accursio» grazie al coinvolgimento dei maggiori professionisti della cultura in città e nel Paese. Dopo l’incredibile successo di pubblico delle mostre su Alfredo Protti, Flavio Bertelli e Carlo Corsi, e dopo esser stata onorata della Medaglia dal Presidente della Repubblica per le mostre “Mario di Maria (Marius Pictor). Il pittore delle lune” e “Giovanni Romagnoli. L’eterna giovinezza del colore” l’Associazione prosegue la sua attività promuovendo quest’anno la sua quindicesima retrospettiva.



Per info
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Ufficio stampa
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mercoledì 14 novembre 2018

Residenze d'arte: il ricco programma offerto dal Premio Arte Laguna

Il Premio Arte Laguna da la possibilità di partecipare ad un ricco programma di residenze d'arte in Italia e all'estero offrendo agli artisti un soggiorno al fuori dall'abituale ambiente di lavoro per conoscere nuove culture, creare nuove opere e partecipare ad attività anche in collaborazione con altri artisti

Ciascuna residenza è realizzata con la collaborazione di Partner di altissimo livello che sceglieranno direttamente i vincitori per la propria residenza d'arte. Gli artisti selezionati verranno proclamati a Venezia il 16 marzo 2019 in occasione dell'apertura della mostra dei finalisti all' Arsenale di Veneziauna location unica ed emozionante con più di 10 mila visitatori.



Le 9 residenze della 13^ edizione sono:

Residenza d'arte di 1 mese, open studio finale e spazio di lavoro presso gli spazi riqualificati dell'ex-fabbrica di ceramiche Pagnossin con la possibilità di riutilizzare le vecchie matrici presenti in loco.


Residenza d'arte di 1 mese per la realizzazione di un progetto che preveda l'utilizzo della lana in ogni sua forma (tessuti, scarti, cimose, lana cardata, rimanenze di orditura ..). L'artista potrà lavorare in collaborazione con le maestranze del lanificio.


Residenza d'arte da 1 a 12 settimane comprensiva di viaggio, materiale per la realizzazione delle opere, supporto tecnico e curatoriale, esposizione dell'opera presso la galleria di Glo'Art


Residenza d'arte da 3 a 6 settimane presso un innovativo e contemporaneo centro d'arte che fornisce agli artisti un network di relazioni e contatti in un ambiente multi-disciplinare e multi-culturale


Residenza d'arte di 1 mese durante la quale vengono organizzati incontri e visite presso le più importanti istituzioni culturale del posto con lo scopo di incoraggiare il dialogo interculturale con la comunità locale.


Residenza d'arte di 10 giorni in un luogo che unisce diverse espressioni ed esperienze artistiche: architettura, estetica, bellezza narrativa del paesaggio, valore umano


Residenza culturale di 1 mese comprensiva di viaggio, alloggio, visite culturali, workshops per favorire lo scambio di abilità e conoscenza con gli artisti del luogo, esposizione finale presso la galleria artistica del prestigioso resort Maradiva Villas Resort & Spa


Residenza d'arte di 2 settimane presso un centro culturale indipendente situato all'interno di una centrale idroelettrica di inizio Novecento dove è stato avviato un processo di recupero e riuso degli spazi. La residenza, dedicata alle arti performative, è comprensiva di assistenza curatoriale, assistenza tecnica, sale prove attrezzate.


Residenza d'arte di una settimana dedicata all'arte urbana in un contesto in cui viene favorita l'interazione tra una rete globale di artisti, giornalisti, curatori ed esperti di street art grazie anche alla partecipazione al Nuart Festival (5 - 8 settembre 2019)



COME PARTECIPARE:


Step #1
Iscriviti al Premio Arte Laguna nelle sezioni di tua preferenza (pittura, scultura e installazione, arte fotografica, grafica digitale, video art e cortometraggi, performance, arte virtuale, land art, arte urbana, design). Form di iscrizione



Step #2 
Controlla la tua casella di posta elettronica dove ti arriverà una mail dedicata per inviare la tua iscrizione alle Residenze d'Arte. 



Step #3 
Compila il form di iscrizione per ognuna delle 9 residenza della 13^ edizione



www.premioartelaguna.it #artelagunaprize #premioartelaguna

lunedì 12 novembre 2018

Chissà che fine ha fatto il cagnolino di mia nonna

Mimmo Scognamiglio Artecontemporanea presenta un nuovo progetto espositivo ideato e curato da Antonio D’Amico, storico e critico d’arte, che pone l’attenzione sulle molteplici possibilità di guardare la realtà, innescando atteggiamenti che dall’oggettivo sfociano verso visioni interpretative. 

Si tratta di un processo intrigante e creativo di grande suggestione che viene indagato dai tre artisti coinvolti, Keith Edmier, Joana Vasconcelos e Chiharu Shiota, per i quali la realtà è “una finestra dalla quale si affacciano per guardare ciò che li circonda e per catturare immagini da soggettare a pensieri della mente, che traducono in forme dove la fonte d’ispirazione rimane saldamente riconoscibile”. Emergono così opere che se per certi versi mostrano una mimesi della realtà, per altri la rivestono di uno strato intimo e soggettivo, consegnando allo spettatore una visione specchiante, una sorta di torsione personale del reale. Questo processo creativo trova le sue radici filosofiche in Platone, il quale parla di “rispecchiamento” della realtà, ossia di un’azione che non equivale a una perfetta riproduzione del reale, bensì alla restituzione di un’immagine che deve soltanto suggerire la sua fonte di partenza.

Attraverso uno studio dell’arte ottocentesca a Lisbona, Joana Vasconcelos incentiva uno stretto dialogo con la storia e si appropria dell’immagine di un gruppo di animali in ceramica, sopra i quali stende una coltre magica che proviene dalla tradizione popolare di merlettaie che dal Portogallo e dal mondo inviano all’artista centrini realizzati all’uncinetto, facendoli diventare uno schermo, una protezione sotto ai quali vivono i suoi animali che ci guardano silenziosi.

La memoria di un ricordo, di uno sguardo, viene bloccato da Chiharu Shiota nel tempo e nello spazio attraverso una ragnatela di fili rossi, con una visione onirica che rimanda al sogno e all’introspezione. L’artista giapponese esegue diari scultorei metafisici, i cui oggetti intrappolati non ci sveleranno mai i segreti e i pensieri sopraggiunti in un istante creativo, bensì ci consegna un rebus del quale ciascuno potrà appropriarsi e risolvere con la propria esperienza di vita.

Quello di Keith Edmier è uno sguardo attento sulla storia dell’arte del Seicento, in cui regna sovrana la riproduzione del reale, la mimesi di ciò che risiede in natura. Edmier catalizza la sua attenzione sui fiori dipinti da Caravaggio o da Carlo Dolci e non solo, facendoli rivivere nell’oggi e concedendo loro una seconda vita tridimensionale che ruota nello spazio.

Dinanzi ai fiori scultorei di Edmier che hanno la loro radice nella storia, agli animali “vestiti” di Vasconcelos che preservano la memoria della tradizione e alle scatole magiche di Shiota che svelano pensieri intimi e reconditi, lo spettatore potrà muoversi tra gli spazi della galleria di Mimmo Scognamiglio come in un giardino misterioso e fascinoso, popolato da forme e figure che attraggono la nostra attenzione in un continuo gioco di domande, alla ricerca di punti d’attracco con la realtà.


" Chissà che fine ha fatto il cagnolino di mia nonna", è il titolo della mostra che risuona come un interrogativo a cui per primo il curatore si sottopone. Si tratta di una domanda che apparentemente può essere legata ai ricordi d’infanzia ma che va ben oltre, in quanto nasconde il tentativo di ribaltare il quesito, scaturito da un episodio lontano nel tempo, in un collegamento con la pratica sperimentata da alcuni artisti, capaci di generare nuove idee e forme, partendo da ciò che catalizza i loro sguardi e i loro pensieri. Infatti, Keith Edmier, Joana Vasconcelos e Chiharu Shiota, procedono nel loro lavoro per “rispecchiamento” e rielaborazione di figure reali, presentate sotto forma di pensieri, idee, riferimenti misteriosi e affascinanti fisionomie.

Quando ero piccolo - racconta D’Amico - mia nonna aveva in campagna un cagnolino dispettoso che faceva la pipì sui fiori e per disperazione lei li rivestiva con sacchetti di plastica colorati e bucherellati per far vivere e respirare le sue meravigliose creature. Quel cagnolino era così dispettoso però che guardando la nuova “pianta” creata da mia nonna, più grande e ancor più colorata, si divertiva a smuoverla con la zampa e ad abbaiargli contro, forse perché non riconosceva più la sua fonte di attrazione e soprattutto probabilmente aveva capito che sotto si nascondeva il suo desiderio. Chissà che fine ha fatto il cagnolino di mia nonna? Molte volte mi sono chiesto come mai non faceva più la pipì sulla grande e attraente forma di plastica, ai miei occhi ancor più attraente della pianta, ma si fermava soltanto a guardarla con sospetto. Una risposta non sono mai riuscito a darmela e a ripensarci bene non saprei darla neanche adesso, forse. Però, un collegamento con l’arte potrei suggerirlo perché alcuni artisti si comportano allo stesso modo di quel cagnolino. Anzi, prendendo spunto dalla fonte di partenza, se ne servono per riproporla con nuove sembianze. La pianta custodita sotto la forma creata da mia nonna rimane pur sempre viva ma nascosta, celata alla vista di quel cagnolino che però rimane a fissarla e a farne memoria, anche se adesso vede qualcosa di diverso. Proprio come accade con molte opere d’arte! Gli artisti si fermano a guardare il dato oggettivo con insistenza e applicano un’evasione mentale e creativa per comportarsi come quel cagnolino”.

Nel mutato atteggiamento del cagnolino dispettoso nei confronti delle nuove forme assunte dalle piante, D’Amico individua la persistenza di un’attrazione che si trasforma da semplice ispirazione a immagine soggettiva e dunque opera d’arte.

In mostra dunque, tre punti di vista che racchiudono un mondo magico e che si alternano negli spazi della galleria, innescando nuove relazioni tra arte e ciò che ci circonda, pur consentendo a ciascuno di riconoscere la memoria di ciò che è fuori, là negli spazi della vita.




KEITH EDMIER | JOANA VASCONCELOS | CHIHARU SHIOTA

CHISSÀ CHE FINE HA FATTO IL CAGNOLINO DI MIA NONNA

A cura di Antonio D’Amico



OPENING: 15 NOVEMBRE 2018 dalle 18.30

PERIODO: 16 NOVEMBRE – 31 GENNAIO 2018

ORARI: LUNEDI’ – VENERDI’: 11.00–19.00 – SABATO SU APPUNTAMENTO

SEDE: Via Goito 7 Milano



Segnalato da: Maria Chiara Salvanelli - Press Office & Communication

giovedì 8 novembre 2018

Reggio Emilia. Un Novecento ritrovato – Inediti in mostra

Dopo il successo riscosso nel 2013 con la mostra “Reggio Emilia. Un Novecento ritrovato”, a cura di Alberto Agazzani, la Galleria RezArte Contemporanea (Via Emilia Ospizio, 34/D) propone un nuovo approfondimento dedicato ai protagonisti della scena artistica reggiana del secondo Novecento (e non solo), attraverso una selezione di opere inedite provenienti da collezioni private.

Cinque anni di ricerca hanno portato alla realizzazione del progetto espositivo “Reggio Emilia. Un Novecento ritrovato – Inediti in mostra”, che sarà presentato al pubblico sabato 17 novembre alle ore 17.00.



In mostra, dipinti ad olio e tecniche miste su tela o su tavola, unitamente ad alcuni acquerelli, di Giuliano Borghi, Vittorio Cavicchioni, Ottorino Davoli, Rina Ferri, Gino Forti, Gino Gandini, Walter Iotti, Nello Leonardi, Alberto Manfredi, Bruno Olivi, Vivaldo Poli, Norberto Riccò e Gianni Ruspaggiari.



Un racconto, aperto ad ulteriori approfondimenti, che si propone di mettere in luce il percorso dei singoli autori nel contesto storico del territorio, senza ripartizioni in gruppi e tendenze, ricerche iconiche e astratte.

Come scriveva nel 2013 Alberto Agazzani, il fine è quello di «rileggere, documentare e valorizzare un ricco ed appassionante (mezzo) secolo di pitture e pittori», in molti casi purtroppo destinati «a quella fatale damnatio memoriae che solo l’appassionata, e materialmente disinteressata, caparbia volontà dei posteri può evitare».



La collettiva sarà visitabile fino al 26 gennaio 2019, da martedì a giovedì con orario 9.00-12.30, venerdì ore 16.00-19.30, sabato ore 9.00-12.30 e 16.00-19.30, domenica su appuntamento, chiuso lunedì e festivi, aperto 24 novembre. 

Ingresso libero. 

Per informazioni: tel. 0522 333351, cell. 338 1305698, www.galleriarezarte.it, info@galleriarezarte.it.



Reggio Emilia. Un Novecento ritrovato – Inediti in mostra 
Giuliano Borghi, Vittorio Cavicchioni, Ottorino Davoli, Rina Ferri, Gino Forti, Gino Gandini, Walter Iotti, Nello Leonardi, Alberto Manfredi, Bruno Olivi, Vivaldo Poli, Norberto Riccò,  Gianni Ruspaggiari

Inaugurazione: sabato 17 novembre 2018, ore 17.00
Date: 17 novembre 2018 – 26 gennaio 2019
Orari: da martedì a giovedì ore 9.00-12.30, venerdì ore 16.00-19.30, sabato ore 9.00-12.30 e 16.00-19.30, domenica su appuntamento, chiuso lunedì e festivi, aperto 24 novembre.




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